È domenica, ed ho anche tempo. Così, dopo aver cucinato per una bella grigliata nelle campagne piemontesi, mi sono letto bene tutta la discussione e sono andato anche a rispolverarmi un bel pezzo di quella (chiusa) su Lenfiber.
MI sono tradotto l'intervento di @ArranAgain2021 (grazie alle frequentazioni nordestine ed agli anni da "fuori sede" all'Università di Padova, secoli fa), anche divertente, ma che unito alla storia di Lenfiber fa assomigliare il Veneto sempre più al Pojanistan, il che non è certo onorevole (altro che Serenissima...).
Morale: la vicenda rafforza la mia vecchia idea (se volete anche un po' sovietica, lo ammetto) che le infrastrutture essenziali debbano essere della collettività, quindi dello Stato, e basta, senza possibilità di alienazione alcuna. La concorrenza va benissimo tra fornitori di servizi su una rete neutrale e collettiva. Altrimenti finisce come il disastro autostrade, o il disastro British Rail.
Poi non abbiamo fiducia nelle capacità di controllo dello Stato sulle proprie infrastrutture, e forse anche a ragione, ma a quanto pare è più difficile controllare un privato che (anche giustamente) è più interessato al proprio profitto che al fatto che sta fornendo un servizio pubblico...