linux1si ...considerando un impianto tradizionale... è utile sostituire la caldaia con una a condensazione ?
...andando ad abbassare la temperatura della caldaia... non si rischia invece di rendere meno efficiente il sistema ?
Dipende dalla casa e da come era stato progettato l'impianto. Verso gli anni '70 non si guardava alle dispersioni e (anche per questioni estetiche) i termo erano grandi "quel tanto che basta" per assicurare confort nei giorni freddi dell'inverno con una mandata a 60-70 °C. In questi impianti la condensazione fa poco: se la fai funzionare a bassa temperatura magari non scaldi a sufficienza. Se ti tocca impostarla a 60-65 °C allora non condensa e non avrebbe senso installarla.
In case vecchie, con radiatori in ghisa grandini, riesci a tenerli tiepidi ma comunque scaldi abbastanza per star bene.
Il funzionamento delle caldaie tradizionali è col termostato acceso/spento, tipo: accende per 20 minuti, poi il termostato stacca, poi hai 30 minuti con caldaia spenta, e poi si ricomincia.
Una condensazione lavora bene se è sempre accesa. Ovviamente i termo sono meno caldi, ma non c'è l'acceso/spento: emettono sempre calore. Anche se tiepidi potrebbero lo stesso arrivare a scaldare la casa. O invece no. Dipende dal loro dimensionamento e dalle dispersioni dei muri.
Non credo che si possa parlare di efficienza per i corpi scaldanti. Il calore dell'impianto non si perde, se non in piccola parte attraverso il muro dietro al termosifone.
C'è una potenza termica entrante sul tubo di mandata e una uscente su quello di ritorno. La differenza finisce tutta in calore (convezione e irraggiamento) emesso dal termo.
Però... ho trovato una vecchia dispensa che parla di efficienza, anzi di "rendimento di emissione" ηe. https://www.progetto2000web.com/assets/repository/normativa/ECOMARn46.pdf pag. 14-15.
In realtà è un tentativo di misura dell'uniformità (in parte soggettiva) della distribuzione di calore degli ambienti, ossia del rapporto tra una sensazione di confort (supposta costante) e il calore necessario per ottenerla.
Intanto vedi che ηe viene data più alta per basse temperature di mandata (pag. 15). A sentimento la vedo così: un termo molto caldo fa "effetto camino", il calore sale (e si stratifica sul soffitto), la temperatura nei vari punti della stanza è poco uniforme. Ergo (a pari sensazione di benessere) un termo piccolo e caldo obbliga a immettere più calore nell'ambiente di uno grande e tiepido. Nella tabella di ηe mischiano poi due cose assieme: le perdite "vere" attraverso la parete dietro al termo, e l'effetto di uniformità di temperatura nell'ambiente.
L'efficienza non va confusa con quel che si legge a pag. 18. Lì si dice solo che un termo molto caldo emette più calore di uno tiepido. Non è efficienza.
Leggo lì poi cose che, con l'occhio odierno, appaiono naïf. Tanta parole sull'inerzia termica (pag. 9-12) che ha senso solo con le caldaie tradizionali acceso/spento. In quelle a condensazione, con termostato ambiente e/o sonda esterna modulanti, non ci sono alti e bassi di temperatura, ma una regolazione continua. L'inerzia non serve a nulla.
A casa nostra abbiamo i classici ghisa anni '60, del tipo che vedi a pag. 28. Posso dire che la condensazione fa il suo dovere: la temperatura di ritorno è più spesso sotto i 32-35 °C. Dipende anche da quanto freddo fa fuori. Teniamo acceso tutto il giorno.
Benché la normativa continui a dire il contrario (ossia limitare il numero di ore), sostengo quanto leggo ad esempio su https://www.offertenergia.it/caldaia-a-condensazione-accesa-24-ore/
"..la caldaia a condensazione ha... il dibattito su quante ore al giorno... tenere acceso... secondo cui si ottiene un risparmio... mantenendo attivo... 24 ore al giorno"