Che non c'entra molto con la questione fair share, non ha molto a che vedere con le risorse tecniche che loro hanno: il fatto che riproponi le stesse obiezioni su routing e banda mi fa pensare che tra di noi ci siano equivoci di fondo.
O forse fai delle semplificazioni nella tua testa che, al di là del parteggiare o meno, non ti fa cogliere il fondamento di quelle ragioni che non condividi (o comprendi) ed il fatto che tu continui a citare la parola ISP come intercambiabile con telco potrebbe essere secondo me un indizio.
Le cd. telco sono soggetti regolati (dall'autorità) che operano su mercati regolati.
Essere un mercato regolato significa che l'attore non ha davvero tutte le libertà di fare quel che vorrebbe: ti basti pensare al fatto che l'offerta di riferimento del nostro incumbent è sindacata ed approvata da un'autorità indipendente, che può imporre tariffe o fatturazioni (vedi lo stop ai 28gg imposti da AgCom), o agli obblighi di copertura degli operatori licenziati, etc.
Questa mancanza di libertà d'azione si traduce in costi, obblighi ed in vincoli operativi.
Gli OTT, a differenza delle telco, ad oggi non sono soggetti a normative speciali, non sono un mercato regolato: però per molti versi competono direttamente con le telco e lo fanno utilizzandone le strutture che loro realizzano ANCHE in funzione degli obblighi che le telco invece hanno.
Il fair share è sostanzialmente una richiesta di level playing field, che potrei tradurre con:
"Visto che non avete i nostri obblighi e non potete averli pur condividendo con noi i mercati, perché non ci sia una concorrenza sleale dovete compensare questa vostra maggiore libertà che noi non abbiamo, questo handicap, in forma monetaria, anche perché il mercato a cui vi rivolgete, se non ci fossimo proprio noi, o non potreste raggiungerlo o proprio non esisterebbe fisicamente"
(storicamente saranno almeno dieci anni che la questione è sul tavolo).
Il discorso sulla banda è una misura indiretta di cosa gli OTT siano ed il criterio oggettivo su cui parametrare le compensazioni chieste dalle telco e che la UE vorrebbe tendenzialmente vincolare allo sviluppo delle reti VHCN.
Perché si sia spinto sull'aspetto regolatorio è dovuto a vari fattori, come detto prima è tante volte un'escamotage per costringere tutti ad avere un accordo di riferimento che difficilmente si concretizzerebbe per trattative commerciali: un po' come avviene col WTO.
Anzi, a proposito di WTO, mi sovviene l'analogia del dumping: le telco accusano gli OTT di dumping (diciamolo "normativo") e chiedono compensazioni (di qualche tipo).
Se volessimo continuare con l'analogia, tutti i discorsi sul commercio internazionale moderno si basano su questa diade: dumping - dazi ed i servizi degli OTT sono commercio internazionale, il fair share il dazio.
Detta diversamente, che, come dice @[cancellato] , si stia parlando di due gorilla, ognuno con la sua greediness, non vuol dire che non ci sia una ragione o che la ragione stia da una parte sola (le OTT ne hanno alcune, le telco altre).
Che gli investimenti vanno dove sta il traffico e se tu vivi appena fuori Cuzco probabilmente non puoi hostare quello che ti pare.
Parafrasando la nostra Costituzione circa le libertà che devono essere effettive, non potenziali (art. 3 co. 2), la decentralizzazione senza infrastruttura te la sbatti al coso, lì.
Che poi è quello che, per altri versi, le telco dicono agli OTT. 🤣