DerAdler Infatti, e non c'è scritto da nessuna parte che sia da intendersi come "diritto di prova" di un prodotto, ma un diritto di ripensamento. Puoi usare tutte le cure che vuoi nel reimpacchettare il prodotto, ma non potrà più essere venduto come nuovo. La legge da il diritto di ripensarci e restituire la scatola CHIUSA, se entro 14 giorni ti sei pentito del tuo acquisto perfezionato a distanza, e fino al momento in cui decidi di aprire la scatola. Molti negozi interpretino molto a favore del consumatore la normativa, vedi Amazon, ma se un ipotetico negozio ti rifiuta il reso perché hai aperto la confezione stai sicuro che sta dalla parte del giusto.

    fl4co non è come dici, e la sentenza che ho riportato sopra lo esplicita:

    (37) Poiché nel caso delle vendite a distanza il consumatore non è [in] grado di vedere i beni prima di concludere il contratto, dovrebbe godere di un diritto di recesso. Per lo stesso motivo, al consumatore dovrebbe essere consentito di testare e ispezionare i beni che ha acquistato nella misura necessaria per stabilire la natura, le caratteristiche e il funzionamento dei beni. (…)

    (33) Quanto al diritto di recesso, esso è finalizzato a tutelare il consumatore nella particolare situazione di una vendita a distanza, in cui egli non ha in concreto la possibilità di visionare il bene o di prendere conoscenza delle caratteristiche del servizio prima della conclusione del contratto. Si reputa pertanto che tale diritto compensi lo svantaggio che risulta per il consumatore da un contratto a distanza, accordandogli un termine di riflessione appropriato durante il quale egli ha la possibilità di esaminare e testare il bene acquistato (sentenza del 23 gennaio 2019, Walbusch Walter Busch, C‑430/17, EU:C:2019:47, punto 45).

    come vedi nelle parte in grassetto, si parla esplicitamente di "testare e ispezionare ... le caratteristiche e il funzionamento dei beni"; "la possibilità di esaminare e testare il bene acquistato". E pacifico che per farlo tu debba aprire l'imballaggio e usare il prodotto.

    Le tue considerazioni sono opinioni, salvo riporti riferimenti precisi; io ti sto riportando riferimenti al testo del Codice del Consumo e uno stralcio di una specifica sentenza della Corte di Giustizia Europea e per ora non vedo evidenze che quanto riporto sia una mia interpretazione influenzata da cattive abitudini a cui mi ha abituato Amazon o consuetudini diffuse di "negozi che interpretino molto a favore del consumatore la normativa".

    Bene, quando ci rifiuteranno un reso ci rivolgeremo alla corte europea e, perché no, anche a quelli dei diritti dell'uomo.
    D'altra parte persino Amazon comincia a segnalare/bannare gente che fa troppi resi 🤣

      in italia una sentenza non fa legge, a maggior ragione neanche italiana.
      se non rimborsano devi aderire alle vie legali.

      non sto dicendo che sia giusto o sbagliato ma di non contare troppo sul "ma nei 14gg ho diritto ad usarlo".

        fl4co la tua risposta a Roma si usa dire "da cazzaro".
        Chi vende online è tenuto al rispetto delle norme che lo disciplinano, dal Codice Civile quanto dal provvedimento del Codice del Consumo. Chi non lo rispetta è soggetto a sanzioni, che vengono puntualmente irrogate dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM).

        In merito alle sentenze della CGUE ti ricordo che hanno efficacia nel diritto nazionale.

        Per quanto riguarda gli abusi, come ho già scritto in precedenza, come in tutte le cose della vita quotidiana non possono finire con il precludere i diritti legittimi dei cittadini/consumatori. Con questa mia disamina non tutelo o difendo chi abusa di questi diritti.
        Amazon (come altri) da tempo sospende gli account che abusano dei resi e, aggiungo, giustamente.

        EnIgMa la questione non è la sentenza; il Codice del Consumo in nessun punto dice che, in un acquisto a distanza, una confezione aperta fa decadere il diritto di recesso entro i 14gg. Se mi indicate dove lo afferma mi taccio; diversamente state sostenendo una vostra interpretazione.

        La sentenza della CGUE va a confermare questa interpretazione a fronte di un venditore che, appunto, affermava che il prodotto non era più integro perchè il suo imballaggio era stato aperto dall'acquirente. Vieppiù si trattava di un articolo borderline (un materasso) che il venditore voleva far rientrare tra quelli esclusi in quanto catalogabile tra i “beni sigillati che non si prestano ad essere restituiti per motivi igienici o connessi alla protezione della salute e sono stati aperti dopo la consegna”.
        La Corte ha invece dato ragione al consumatore.

        Vieppiù sia il Codice del Consumo che la sentenza in questione, precisa che tuttalpiù il consumatore potrebbe rispondere (qualora l'uso sia andato oltre a quello strettamente necessario) della diminuzione del valore del bene senza che questo precluda il diritto di recesso.

        Il consumatore è responsabile unicamente della diminuzione di valore dei beni risultante da una manipolazione dei beni diversa da quella necessaria per stabilire la natura, le caratteristiche e il funzionamento dei beni. Il consumatore non è in alcun caso responsabile per la diminuzione del valore dei beni se il professionista ha omesso di informare il consumatore del suo diritto di recesso.

        Fonte: MISE

        (47) Alcuni consumatori esercitano il proprio diritto di recesso dopo aver utilizzato i beni oltre quanto necessario per stabilirne la natura, le caratteristiche e il funzionamento. In tal caso il consumatore non dovrebbe perdere il diritto di recesso, ma dovrebbe essere responsabile della diminuzione del valore dei beni. Per stabilire la natura, le caratteristiche e il funzionamento dei beni il consumatore dovrebbe solo manipolarli e ispezionarli nello stesso modo in cui gli sarebbe consentito farlo in un negozio. Ad esempio, il consumatore dovrebbe solo provare un indumento, senza poterlo indossare. Di conseguenza, durante il periodo di recesso il consumatore dovrebbe manipolare e ispezionare i beni con la dovuta diligenza. Gli obblighi del consumatore in caso di recesso non dovrebbero scoraggiare il consumatore dall’esercitare il proprio diritto di recesso.

        fonte: C. Giust. UE causa n. C-681/17 del 27.03.2019

        • fl4co ha risposto a questo messaggio

          DerAdler Non gli hai risposto nel merito. Una cosa è la giurisprudenza, un'altra la vita reale. Ti voglio vedere a consigliare a chi gli venga rifiutato il diritto di recesso per un cellulare di 200 euro di andare a giudizio, con tutte le spese del caso, e arrivare eventualmente alla corte europea. La gente normale si fa meno seghe mentali.
          Meno AltaLex, più vita reale.
          Vieppiù.

            fl4co che poi quella sentenza aumenta il consumismo.

              fl4co a parte il tono di sufficienza che usi, che ti qualifica, mi pare invece di aver risposto nel merito precisando che la sentenza va a confermare l'interpretazione del Codice del Consumo che vuole tutelato l'acquirente anche laddove l'imballo sia stato aperto (nei limiti e condizioni ampiamente esposte). Più di così non so cosa aggiungere; argomenti sul "secondo me" e fai ironia se vi si portano riferimenti a provvedimenti e sentenze. Boh.

              Parli di vita reale, ma il mondo reale che conosco è quello dove un prodotto reso nei termini che ho ampiamente illustrato viene rimborsato; non mi risultano tutti questi esempi di persone che si son visti rifiutati un reso perchè avevano rotto il sigillo del cellophane della scatola del dispositivo acquistato e che hanno restituito come recesso entro 14gg.
              Poi non capisco dove vuoi andare a parare con le tue sparate goliardiche (corte del diritti umani e altre amenità): in caso di controversia, prima di arrivare alle vie legali esistono diversi strumenti (tutele della piattaforma su cui si è acquistato es. Amazon, eBay, etc; del metodo di pagamento es. PayPal) come delle associazioni del consumatori, non ultimo segnalazioni all'AGCM.
              Questo forum è pieno di discussioni in cui si richiamano le tutele del consumatore, compreso il diritto di ripensamento (che parimenti si applica ai contratti di telefonia come a quelli delle utilities) e tutto d'un tratto mi sembra di essere finito su un forum di venditori di eBay.
              Ci sono abusi? Si. Questi abusi giustificano il privare i consumatori corretti dei loro diritti? Assolutamente no!
              Il Codice del Consumo è un provvedimento che ha valore legale e si applica ai contratti di acquisto di beni o servizi perfezionati a distanza.
              Se vuoi disquisire sull'argomento le fonti presumo debbano essere di tipo legale, non Degospia.
              Poi se vuoi far solo caciara, vedi tu..

              simonebortolin si, pure l'emissione di CO2 e poi gli orsi polari dimagriscono. Vebbè siamo seri, dai.

              Non colgo questa presa di posizione che vorrebbe banalizzare una delle principali tutele degli acquisti a distanza, che peraltro - come ho già scritto - vedo pedissequamente applicata ovunque. E' stata una delle leve con il quale il commercio a distanza si è diffuso in Italia (e non solo), ovvero il diritto di restituire il prodotto acquistato (laddove applicabile), come per l'acquisto/stipula di contratti di beni e servizi a distanza (online, telefonicamente, etc).

              Se il vostro astio è per chi abusa sistematicamente di questo diritto, io condivido il vostro biasimo.
              Ma non se ne faccia una questione di principio in generale, tanto per.

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