Leggo spesso critiche all’uso di soluzioni cloud e difese idealistiche del self-hosting, che ruotano tutte attorno a GDPR, CLOUD Act e sovranità del dato. Comprensibili, ma quasi sempre sbilanciate.
Nessuno però sembra voler parlare degli enormi svantaggi pratici del self-hosting: downtime frequenti, aggiornamenti continui, gestione fisica dell’infrastruttura (che ha comunque costi elevati, spesso da vendor americani come Dell/Lenovo), senza contare che anche questi fornitori impongono spywayre firmware, telemetrie e vincoli, altrimeti niente garanzia sull'hardware.
Nulla dei problemi scritti in quell'articolo si risolve avendo tutto self hostato. Nulla. Anzi solo più problemi.
Nella mia ex università i tecnici IT erano costretti a fare anche da facility manager, con risultati disastrosi: impianti a norma neanche sulla carta (assenza di impianto IRAI+EVAC su un edificio con più di 100 dipendenti e 500 persone totali), manutenzioni trascurate (come infissi montati con lo sputo, come quello in foto, lampade di emergenza perennemente guaste, porte tagliafuco che non si chiudono manco con la forza), servizi digitali spesso intermittenti. Tutto perché mancavano risorse e specializzazione. E questo succede quando "self-hosted" diventa sinonimo di "ci arrangiamo con quello che abbiamo".

Il cloud moderno è "macchine virtuali": è Paas, SaaS, è IaC, è poter fare deploy di un servizio con alta disponibilità senza dover pensare all’hardware, agli aggiornamenti (ovviamente solo di patch e di minor, prestando attenzione a non fare come Banca Sella), ai backup, senza fare script di python, powershell, ma solo un build e un publish.
Il self hosted è bellissimo per giocare e per le cose personali, ma non ci terrei nulla in produzione in ambito lavorativo che non sia su cloud e/o gestito da un realmente team competente, come quello del cineca, e che non si occupi di altro. Perché nella metà delle università i devops fanno anche tutt'altro, come d'altronde tu che dovresti essere un assegnista di ricerca, non un tecnico...
Io penso che a chi piace il self hosted sia semplicemente perché non conosce il cloud, e le bellezze come l'IaC, non ha senso smadornare per self hosted quando hai già tutto pronto.
Ovviamente è anche corretto che si ci limita a quello che offrono i vendor, ad esempio AWS SES che è incompatibile con la soluzione Azure e Google Cloud..., ma il problema non si risolve tornando indietro, ma usando tecniche moderne, come la dependency injection lato codice, API interoperabili, audit seri.
P.S. Io so perfettamente quanto ti sei smazzato con HA e lo ammiro tantissimo, ma non vorrei mai vedere un HA di una azienda XYZ con sso via keycloak self hostato non si sa dove messo su da 4 script e 20 comandi a mano con un infra non replicabile. Il vero problema delle macchine virtuali o fisiche è la non replicabilità delle configurazioni e l'assenza di layer di orchestrazione a livello fisico, os e software. Se devi resettare una macchina ti devi avere una lista di comandi da dare, e spesso qualcosa si rompe, perché è naturale. Per questo per me è inconcepibile che nel 2025 ci siano ancora detrattori del cloud, e sempre con le stesse frasi, cioè "i dati li ho io", cloud act, gdpr, ... (le so a memoria che penso solo ad una cosa: qualcuno non sa fare altro e ha paura di perdere il posto di lavoro). Come è inconcepibile chi cabla gli ip fissi e disabilita il dhcp.