In passato ho configurato modem su ADSL.
VDSL è un protocollo che supporta nativamente frame ethernet a layer 2.
Quando si trattò di impostare una connessione ADSL, mi ricordo che il modem mi richiedeva i parametri VPI/VCI.
Questi sono tipici delle connessioni ATM, e non Ethernet.
In sostanza, invece che frame di lunghezza variabile, nelle connessioni ATM (oggi in disuso), giravano "celle" di lunghezza pari a 53 byte, con VPI e VCI come identificatori e non indirizzi MAC.
Inoltre, ATM era un protocollo orientato alla connessione, che ragionava come circuito virtuale.
Quindi, a livello 2, i modem ADSL spezzettavano i pacchetti e li facevano girare su rete ADSL?
Vi era tutto questo overhead lato CPE e lato DSLAM?
Come è che funzionava?
Edit.
Ho chiesto a ChatGPT.
Ottima domanda, e hai già colto molti punti chiave! Provo a ricostruire come funzionava la cosa nel mondo ADSL/ATM, confrontandolo con VDSL/Ethernet, così ti chiarisci bene il quadro.
📌 1. ATM e ADSL
Quando l’ADSL fu standardizzata negli anni ’90, le reti di trasporto delle telco erano basate su ATM (Asynchronous Transfer Mode), pensato per trasportare voce e dati con QoS garantita. Per questo ADSL fu definita sopra ATM.
ATM lavora a celle fisse di 53 byte (5 di header + 48 di payload).
Per identificare i circuiti virtuali si usano VPI (Virtual Path Identifier) e VCI (Virtual Channel Identifier).
Una connessione ADSL era quindi, lato accesso, una circuit-switched virtuale, non una pura connessione a pacchetti.
👉 Quando configuravi il modem ADSL, mettevi VPI/VCI proprio per dire al DSLAM “questo flusso di celle appartiene a quel PVC (Permanent Virtual Circuit)”.
Di solito erano numeri standardizzati (tipo 8/35 per Telecom Italia, 0/38 in UK ecc.).
📌 2. Segmentazione e ricomposizione
Dato che Ethernet/IP usa pacchetti variabili, il modem ADSL (CPE) faceva proprio il lavoro che intuisci:
Prendeva il pacchetto Ethernet/IP.
Lo incapsulava in una convenzione di adattamento ATM (tipicamente AAL5 = ATM Adaptation Layer 5).
L’AAL5 spezzava il pacchetto in più celle da 53 byte.
Il DSLAM faceva l’inverso: ricomponeva le celle ATM in pacchetti.
Quindi sì, c’era overhead sia lato CPE (segmentazione) che lato DSLAM/BRAS (ricomposizione).
📌 3. Overhead
ATM non era molto efficiente:
Celle da 53 byte, di cui 5 di header = 9,4% overhead già a livello ATM.
A questo aggiungi PPPoA o PPPoE sopra (per autenticazione e gestione).
Risultato: una linea ADSL da “8 Mbit/s” portava effettivamente 7,2 Mbit/s utili.
Le telco accettavano questo perché ATM dava garanzie di qualità del servizio (QoS, jitter basso, priorità) fondamentali quando la rete doveva trasportare voce, video e dati su un’infrastruttura comune.
📌 4. DSLAM e lato rete
Il DSLAM era l’apparato che terminava centinaia di linee ADSL, ognuna vista come un PVC ATM (grazie a VPI/VCI).
Il DSLAM:
incapsulava i flussi ATM degli utenti,
li aggregava verso l’ATM core network della telco,
più a monte, un BRAS (Broadband Remote Access Server) gestiva PPP, IP e routing.
📌 5. Evoluzione con VDSL e oltre
Con VDSL (e poi GPON, FTTH, ecc.) le telco hanno abbandonato ATM:
VDSL2 trasporta frame Ethernet nativi a layer 2.
Non servono più VPI/VCI.
L’incapsulamento tipico oggi è PTM (Packet Transfer Mode) che gestisce frame variabili, molto più efficiente.
L’autenticazione di solito passa su PPPoE o, in contesti più moderni, anche su DHCP con option specifiche.
🔎 In sintesi
ADSL: sì, i modem segmentavano i pacchetti in celle ATM → overhead notevole ma compatibile con le reti core telco di allora.
VPI/VCI servivano a identificare i circuiti virtuali ATM.
DSLAM ricomponeva e aggregava verso la rete ATM.
Oggi: con VDSL/Ethernet il trasporto è molto più “nativo” e senza quell’overhead.