Dipende da quanto i loro sistemi sono pronti - non tanto lato apparati che saranno ormai tutti pronti per IPv6, ma per quanto riguarda il provisioning e la gestione - inclusa la sicurezza e gli obblighi legali (es. i log degli accessi) - da gestire su due reti diverse.
Poi c'è il training degli operatori (e il re-training dei sistemisti graybeard...) se non sono già preparati.
E non potendo venderlo come offerta "premium" - l'internet IPv6 è ancora "piccola", specie per l'utente medio Italiano - ne avrebbero quelli che lato loro sono svantaggi: chi ha un vasto parco di IPv4 ne perde il vantaggio, mentre darebbe un gran numero di IP pubblici agli utenti "gratis", e se seguisse le regole e assegnasse prefissi statici, pure un gran numero di IP statici che oggi sono spesso un'offerta da pagare separatamente.
Visto che il mercato Italiano per ora non li richiede, e il regolatore nemmeno (guardate nel post di Matteo Contrini sui siti della PA quanti funzionano in IPv6), per gli incumbent ci sono più costi che vantaggi.