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I maggiori committenti sono Tim ed Open Fiber che hanno il compito (e l’ambizione) di coprire l’ultimo miglio della rete Internet, quello dagli «armadietti» alle case. Eppure la fibra cinese «rischia di essere di qualità insufficiente e troppo sensibile alla piegatura», denuncia Valerio Battista, che Prysmian la guida da anni.
Una volta piegata «il segnale rischia di tracimare, di essere captato da un recettore», di convertirsi in una possibile finestra d’accesso per le comunicazioni Internet estremamente sensibili anche se non a livello del pericolo rappresentato dei software come quelle della rete primaria di Tim. Ci sono 3,6 miliardi agganciati ai fondi europei del Pnrr per lo sviluppo della banda ultra-larga fino al 2026. E per metterli a terra ci sono da stendere i bandi di gara Infratel. Spiega Battista che «senza copiare il modello francese rischiamo di appaltare per intero l’infrastruttura ai cinesi e di mettere a rischio anche il futuro dello stabilimento campano alle prese con un altro aumento di capitale».
Qualità della Fibra:
https://www.corrierecomunicazioni.it/telco/banda-ultralarga-prysmian-basta-con-la-fibra-low-cost-investire-sulla-qualita-delle-reti/