Gli USA soffrono di un notevole "digital divide" fra aree "urbane" e "rurali", o comunque più lontane dai maggiori centri urbani. Inoltre soffrono di un cartello fra le telco e una pesante attività di lobbying che rallenta la copertura e tiene i prezzi abbastanza alti.
Ad esempio usano le aree censuarie per definire chi è coperto in "broadband" e chi no (con una definizione di "broadband" abbastanza bassa), e basta che una singola UI nell'area censuaria sia "broadband" che tutta l'area è dichiarata tale, anche se nessun altro si può connettere. E questo nonostante ricevano fondi sostanziosi per coprirle. Ma non c'è l'equivalente di un piano BUL, per ovvi motivi ideologici, specialmente da parte Repubblicana. Va bene se le aziende prendono soldi dallo Stato, non va bene se lo Stato li spende direttamente per i cittadini 😅
Pensa che la lobby si è anche mossa per evitare che le autorità locali possano installare reti in fibra per conto loro. O anche per impedire che le reti interne dei condomini possano essere condivise fra più operatori. Durante l'era Trump sono anche riuscite a piazzare un loro ex dirigente a capo della FCC, che ha preso numerose decisioni a loro favore. Un po' come qui ci fosse Gubitosi a capo dell'AGCOM. Ora la marea potrebbe cambiare, vedremo.
Anche l'FWA non è sempre una soluzione viste le dimensioni e la bassa densità di certe aree, e le FWA più veloci sono anche a raggio più corto. Per questo motivo StarLink ci ha visto la possibilità di fare soldi.
Ci sono comunque più tecnologie diverse in gioco che qui in Italia, sia per la presenza massiccia del coassiale, sia perché alcune reti in fibra sono state installate prima che certe tecnologie fossero diffuse, un po' come accaduto a Milano con la prima rete Fastweb che è antecedente al GPON, a anche perché ci sono state più aziende presente, anche se poi alcune di loro si sono fuse successivamente.
Diciamo che per molti utenti USA il sogno della fibra americana è ancora un sogno.